La ricostruzione virtuale del passato: metodologie e linee guida

La realtà virtuale è una macchina del tempo capace di trasferirci in altre epoche. L’affermazione di mondi digitali abitati da avatar rende sempre più potente e influente la tecnologia virtuale, non solo nel campo dei videogiochi, ma in altri ambiti sociali, in particolare quelli in relazione alla conoscenza.
La possibilità di ricostruire ambienti del passato non più esistenti è un formidabile strumento per lo studio e l‘apprendimento della storia. In particolare l’archeologia, che si occupa di siti spesso quasi scomparsi e oggi poco riconoscibili, sta utilizzando la realtà virtuale come strumento fondamentale per l’analisi scientifica e la sua divulgazione.

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I siti archeologici sempre più fanno uso di ricostruzioni virtuali per la presentazione del loro aspetto originario ai visitatori. Gualtiero e Roberto Carraro hanno più volte lavorato nel campo della ricostruzione archeologica per varie soprintendenze del Ministero dei Beni Culturali, elaborando nel tempo un notevole patrimonio di conoscenze e di modelli tridimensionali. Roma 2000 anni fa, ricostruita nel 1996, fu all’epoca una delle più vaste ricostruzioni archeologiche virtuali. Per le grandi mostre archeologiche di Palazzo Grassi, i Maya, gli Etruschi, i Faraoni, sono state ricostruite numerose aree archeologiche mondiali, in collaborazione con i curatori scientifici delle mostre.

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Pompei è stata ricostruita accuratamente nel 2000, in collaborazione con la sovrintendenza. In quel caso fu dibattuto uno dei temi chiave delle ricostruzioni virtuali, cioè la resa di particolari visivi come la colorazione esterna degli edifici, di cui non si hanno sufficienti dati scientifici. La scelta condivisa dalla sovrintendenza fu quella di adottare lo stile elaborato dall’accademia di Francia, che nel 1800 fece attenti rilievi delle colorazioni rimaste sugli edifici, realizzando poi eleganti disegni ricostruttivi colorati ad acquerello.
Un’esperienza completamente diversa è stata la ricostruzione dell’antica Roma per la produzione televisiva “Imperium” di Lux Vide.

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In questo caso si trattava di creare scenografie virtuali per gli attori ripresi su blue screen, o per aggiungere architetture su scene di massa. Per i film Augusto e Nerone, del 2004 e del 2005, sono state ricreate con cura archeologica alcune grandiose vedute di Roma poi integrate nel girato.
In occasione dell’apertura al pubblico delle Domus dell’Ortaglia, nel museo di Santa Giulia a Brescia, in collaborazione con gli esperti della soprintendenza della Regione Lombardia sono state ricostruite con grande attenzione sia le Domus, restaurando in digitale affreschi e mosaici, sia il foro monumentale e l’intera città di Brixia.