Cultura e pensiero multimediale

Gualtiero Carraro, 2001

OLTRE IL PENSIERO ALFABETICO
Le basi della cultura occidentale sono radicate nella tecnica alfabetica di scrittura, in uso da oltre 3000 anni. Alle soglie del III millennio occorre interrogarsi su quale pensiero nascerà dalle nuove tecnologie multimediali di scrittura e comunicazione.

Alle soglie del III millennio la cultura ufficiale fatica ancora a riconoscere il ruolo centrale della multimedialità, nonostante il nostro secolo abbia visto l’avvento dei mass media, delle avanguardie artistiche e infine degli interactive media.
La cultura occidentale é essenzialmente ostile alla multimedialità. Fin dalle sue origini l’Occidente è strettamente legato ad un solo media: la tecnica della scrittura alfabetica, sulla quale si sono sviluppati tutti gli aspetti della nostra civiltà, dalla filosofia alla religione, dal diritto alla scienza, dalla letteratura alla pedagogia.
Il predominio dell’alfabeto dura da circa 3000 anni, e solo nel corso del XX secolo ha cominciato ad entrare in crisi.

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LA PREISTORIA MULTIMEDIALE
Le culture primitive di tutti i continenti sono sostanzialmente multimediali: diversi media e linguaggi si mescolano e integrano, dall’oralità del mito alla gestualità della danza, dalle maschere alle pitture sacre.
Osservando le pitture rupestri paleolitiche dall’Europa all’Australia, dal Sud Africa all’India, si possono osservare sorprendenti analogie: assistiamo ad una sorta di pittografia paleolitica globale. Anche nelle prime forme di scrittura la parola e l’immagine coesistono; in Egitto il verbo “sesh” significava sia scrivere che dipingere.
Il pensiero preistorico primordiale viene rifiutato e condannato dalla cultura occidentale, che lo descrive come idolatria, mitologia, inconscio totemico, analfabetismo, primitivismo mentale.
Per noi occidentali alfabetizzati il pensiero primitivo, visuale e orale, resta un enigma inquietante e impenetrabile.

L’EBRAISMO E L’AFFERMAZIONE DELL’ALFABETO
L’avversione dell’occidente alla multimedialità ha radici lontane, nell’Ebraismo e in Grecia.
L’alfabeto si afferma nella cultura semitica, e con gli Ebrei la civiltà alfabetica si distacca esplicitamente dalle precedenti culture multimediali. All’epoca di Mosè, nel secondo millennio Avanti Cristo, la nuova scrittura appare sul Sinai come la scrittura di Dio, incisa sulle tavole della legge presentate al popolo eletto. Nei primi due comandamenti si vietano le immagini e i suoni: non ti fare immagini, non adorarle e non nominare il nome di Dio.

“Io sono il Signore, Iddio tuo, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avrai altro Dio fuori che me. Non ti fare nessuna scultura, né immagine delle cose che splendono su nel cielo, o sono sulla terra, o nelle acque sotto la terra. Non adorare tali cose, né servir loro, perché io, il Signore Iddio tuo, sono un Dio geloso (…). Non nominare il nome del Signore, Iddio tuo, Invano” . (Esodo, 20).

La spiritualità alfabetica degli Ebrei cancella così per sempre la sensorialità audiovisiva preistorica: condanna i riti “multimediali” basati sull’adorazione degli idoli e sul culto orale.
La lotta tra gli antichi pittogrammi e le nuove lettere si evidenzia simbolicamente nella prima lettera dell’alfabeto, la Aleph, che deriva dal pittogramma di un bue (una A rovesciata). Aleph infatti in semitico significa bue, ed è proprio un vitello l’animale sacro che Mosé distrugge ai piedi del Sinai, per sancire la fine dell’idolatria e l’avvento del monoteismo alfabetico.
La lettera fonetica Aleph distrugge l’immagine ideografica Aleph, e da allora le lettere, che per gli Ebrei e i Greci indicano anche i numeri, dominano la scena del pensiero.
In quel momento chiave della civiltà l’umanità passa dalla preistoria alla storia, dal politeismo idolatra al monoteismo spirituale, dalle scritture ideografiche a quella alfabetica. Scompare il pensiero multimediale primordiale e si afferma l’ordine mentale alfabetico.

FILOSOFIA E SCRITTURA: L’EMARGINAZIONE DELLE IMMAGINI
Dopo alcuni secoli, attraverso i Fenici, l’alfabeto arriva in Grecia, dove incontra e distrugge la cultura orale del mito.
La scrittura dà origine al pensiero filosofico, rende possibile la razionalità occidentale. Per comprendere l’effetto mentale della alfabetizzazione, basta osservare ciò che accade ai nostri sensi nel corso della lettura: quando leggiamo la lettera “A”, in realtà vediamo con gli occhi una immagine, che però rappresenta un suono, che a sua volta non udiamo con le orecchie. La sensorialità audiovisiva viene quindi rimossa dalla scrittura. L’alfabeto si rivela, a livello psicologico, un formidabile antagonista della multimedialità.
In Grecia il pensiero astratto e spirituale emargina il mito orale, i riti e le scene teatrali, le immagini e la musica. Secondo i filosofi, gli artisti possono occuparsi dell’illusione e tutt’al più della bellezza, ma non della verità: l’immagine infatti é solo una copia della copia dell’idea originale.
Platone e Aristotele distruggono con la razionalità filosofica i racconti mitici del passato, e relegano gli artisti, i suoni e le immagini ad un ruolo marginale che resta ancora tale dopo oltre due millenni. Le nostre basi culturali, l’Ebraismo e la cultura greca, si fondano nella centralità della scrittura come media ufficiale del sapere scientifico, filosofico, religioso. La multimedialità viene rimossa, o emarginata.
Il Cristianesimo delle origini rispetta il divieto mosaico delle immagini, ed evita di raffiguare la divinità. Nei primi secoli si scatena infatti l’iconoclastia, la lotta contro gli adoratori delle icone, le immagini sacre.
Anche l’Islam è alfabetico e monomediale: si vieta l’uso di immagini nelle moschee, a rispetto del primo comandamento di Mosé.
Progressivamente però la cultura cristiana comincia a raffigurare il Dio incarnato e l’arte sacra si sviluppa come illustrazione della storia sacra biblica, pur senza assumere alcun valore teologico o dogmatico.
L’arte fiorisce in occidente con la riscoperta rinascimentale della cultura greca e romana. Il modello intellettuale umanistico arriva a riconoscere un ruolo senza precedenti agli artisti, che sviluppano anche trattati di estetica.
Ben presto, però, l’anima alfabetica viene riscoperta dai protestanti che abbracciano la stampa di Gutenberg e riportano l’occidente ad un clima culturale monomediale, rafforzato dall’alfabetizzazione di massa dell’epoca moderna.
Solo nel ‘900 l’avvento dei mass media, le ricerche delle avanguardie storiche e infine le interfacce grafiche e i media digitali reintroducono nella nostra cultura un interesse crescente per il linguaggio multimediale.

AVANGUARDIE E MASS MEDIA: LA FINE DEL PREDOMINIO ALFABETICO
Sono gli artisti delle avanguardie, e in particolare i futuristi, i primi ad aggredire il primato alfabetico e a rivendicare un ruolo centrale alla cultura multimediale.
Il manifesto di Marinetti e le parolibere sono un esplicito attacco all’ordine della scrittura, mentre le altre avanguardie liberano l’immagine dai limiti imposti dalla cultura tradizionale greco-cristiana. Il primitivismo cubista ed espressionista riscopre il linguaggio delle “altre” civilità non alfabetiche. Nel teatro e nella musica affiorano primordiali espressioni ritmiche e mimiche, tratte dall’Africa e dall’oriente.
Nella letteratura Joyce e altri esponenti destrutturano la sintassi e il lessico tradizionali.
Da Lumiere e Marconi in poi, il libro subisce l’attacco dei mass media. Cinema, radio, televisione diventano sempre più importanti per il controllo dei sistemi politici ed economici.
Varie voci profetizzano la crisi della cultura alfabetica, come afferma Mc Luhan: “l’implosione elettronica porterà nell’occidente alfabeta una cultura orale e tribale”.
In campo filosofico, da più parti si annuncia l’imminente “tramonto” dell’occidente e della tradizione metafisica. Heidegger é uno dei maggiori portavoce di questo declino della tradizione filosofica.
Ma dietro questa percezione di debolezza del pensiero occidentale non si nasconde forse la coscienza di una crisi sempre più profonda della scrittura monomediale, e del libro, come media privilegiato del sapere?

XXI SECOLO: IL RITORNO ALLA CULTURA MULTIMEDIALE
Il superamento della scrittura alfabetica nella società dell’informazione multimediale inizia con l’ipertesto, che rompe la testualità lineare inserendovi logiche tipiche del linguaggio orale e dell’attività psichica.
Diventando il meta-linguaggio globale di Internet, l’ipertesto mina l’ordine lineare del pensiero alfabetico e comincia a introdurre nella scrittura tecnologica nuovi elementi ipermediali.
Nei computer l’interfaccia utente è passata dalla convenzionalità delle interfacce a caratteri alfanumerici, dominanti fino al linguaggio MS DOS, all’intuitività visiva e pittografica dei sistemi WIMP, da Xerox a Apple e infine a Windows, che sta diventando il nuovo vero codice artificiale universale.
L’avvento dell’interfaccia grafica è una seria messa in discussione del primato alfabetico. L’attività intellettuale si svolge ormai più manipolando icone e finestre che lettere.
Negli anni ’90 si sono affermati sistemi virtuali di comunicazione, prima in campo ludico e poi in una serie di altri ambiti applicativi, introducendo nuove logiche spaziali di organizzazione dell’esperienza e della conoscenza.
L’interattività prosegue il suo cammino tecnologico e sta immettendo nel circuito della comunicazione uomo-macchina anche la gestualità e la mimica dei personaggi sintetici.
E ancora, le tecniche di riconoscimento e sintesi vocale reintroducono l’oralità nel sistema della scrittura, ormai avviato verso la piena multimedialità.
Tuttavia, nonostante l’evidente importanza di queste trasformazioni dei sistemi comunicativi e cognitivi, ad oggi non assistiamo ancora all’avvento di un pensiero multimediale: manca una riflessione teoretica sull’impatto epocale dei nuovi linguaggi.
Saranno necessari alcuni decenni di riflessione e sperimentazione cognitiva per far nascere dalla multimedialità nuove forme, originali e autentiche, di scrittura e di pensiero.