Spores è una sperimentazione che mira alla compenetrazione tra tecniche teatrali e tecnologie digitali, vincitrice di un bando Creative Europe. CarraroLab si occupa di inventare nuove strategie tecnologiche in collaborazione con grandi realtà teatrali quali RezzaMastrella, Odin Teatret, Appercezioni e Nordisk Teaterlaboratorium. In questo articolo presentiamo la nostra sperimentazione con quest’ultimo, innestata nell’opera “Elsewhere” di Alice Occhiali e Valerio Peroni.
Team di lavoro
A condurre la sperimentazione per Spores Project “Elsewhere Experience” è un gruppo variegato, sia per origine geografica che per formazione tecnica.
La regista della performance, Alice Occhiali e Valerio Peroni, drammaturgo della stessa performance, sono attori, registi e pedagoghi teatrali del Nordisk Teaterlaboratorium dal 2013.
In cast è composto da un gruppo internazionale di giovani attori in residenza al Nordisk Teaterlaboratorium, Giovanna Zanchetta (IT), Andrea De Robbio (IT/SI), Juraj Benko (SK), Oriane Hours (FR)
Infine, a curare l’approccio tecnologico e teorico è Andrea Carraro di Carraro Lab.
Shooting outside con camera 360 “Il Sogno”
Il sogno, che riecheggia nella performance sperimentale di “Spores Project/Elsewhere Experience” attraverso il corpo degli attori, è stato evocato nell’Ovest selvaggio danese.
Per gli attori, significa ripensare completamente il loro rapporto con lo spazio. Sta a loro abitare il luogo in modo tale da raccontare la dimensione del sogno, e quindi prendere in considerazione la posizione dello spettatore, e la sua libertà di poter osservare liberamente. L’esperienza decennale di CarraroLab in quello che l’azienda definisce “spacetelling”, parte dallo spazio e ricade poi sul corpo, che dev’essere innestato in un luogo. Gli elementi atmosferici, la destrezza degli attori, l’occhio registico di Alice Occhiali e Valerio Peroni, permettono lo svilupparsi di un nuovo approccio alla performatività, tra il teatro e la realtà virtuale, tra il vento e il mare.
Riprese con camera 360 “Predizione del futuro”
Lo shooting delle “predizioni del futuro” ha a che fare con il fine ultimo della sperimentazione. Non si basa infatti sull’applicazione verticale di elementi digitali allo spettacolo, ma del ripensamento del processo teatrale stesso, all’interno delle nuove tecnologie. Gli attori sperimentano con il proprio corpo, sapendo che lo spettatore equivale alla telecamera 360, e dialogare con essa implica dialogare con una struttura del sentire. Il pubblico può essere mosso, trasportato, l’attore gli può girare attorno, terrorizzarlo o rassicurarlo amorevolmente, diventare enorme o in un attimo e scomparire. La grande occasione della sperimentazione di Elsewhere non sta nel testare nuove tecnologie, ma nel provare nuove tecniche del corpo e un nuovo approccio alla presenza virtuale.
Apertura finale 30 novembre. Obiettivi, applicazione: Risultato
Il battesimo del fuoco, nel nostro lavoro, è l’incontro-scontro con il pubblico. Declinare la sperimentazione in un contesto live, è forse la parte più delicata di tutto il processo di studio. La nostra volontà è stata quella di dare priorità assoluta allo spettacolo, e permettere di osservare in simultaneità, a piccoli tratti, la nostra ricerca.
Due individui dal pubblico hanno potuto indossare i visori di realtà virtuale in due momenti specifici dello spettacolo, lasciando che sulle pareti venisse proiettato il loro sguardo mentre esploravano l’Elsewhere. Questi innesti tecnologici sono quindi stati progettati con senso drammaturgico, abitando lo spettacolo anziché sovrastarlo.
Conferenza finale: Il teatro è realtà virtuale
Lo dice Antonin Artaud, in “Il teatro e il suo doppio”: il teatro è realtà virtuale.
Per capire come questi due complessi di tecniche siano correlati, è necessario lasciare da parte le tecnologie e partire dalla percezione che si ha di esse, partire dall’uomo. Il delicatissimo filo rosso che unisce la realtà virtuale digitale e il teatro, è l’arte di operare nella condizione di “presenza”. Lo spettatore non dev’essere inerme, ma partecipe di una nuova struttura del sentire, che sia essa un luogo digitale o uno spazio-fiume teatrale. La svolta immersiva di internet, che vede il sito web come un sito vero e proprio, deve ripensarsi in chiave spaziale, e ritrovare un nuovo approccio nelle tecniche teatrali. Soltanto in questo modo si avrà una dimensione inedita, dove l’uomo potrà navigare in spazi nuovi sentendosi a casa, riscoprendo elementi performativi che soltanto il teatro ha saputo vivere davvero. Elsewhere, anch’esso un sito da scoprire, è una porta bianca, che se aperta, permette di ripensare non soltanto il teatro, ma il ruolo dell’uomo nella realtà virtuale.